Nel libro appena pubblicato Export Management (vedi post del 3 ottobre 2016) ho collaborato alla stesura del capitolo “Come selezionare i mercati di riferimento”. L’esperienza mi ha insegnato che per una piccola-media impresa non è prudente sbilanciarsi troppo sui mercati emergenti. Un esempio per tutti le imprese calzaturiere marchigiane in Russia che nel 2014-2015, dopo la svalutazione del rublo e le sanzioni, hanno visto crollare i propri fatturati del 40% e più.
Ma dopo la Brexit è lecito chiedersi se i anche paesi occidentali – storici mercati del made in Italy – siano da considerarsi ancora stabili. La sterlina oggi è ai minimi da 30 anni e gli effetti sul nostro export saranno inevitabili. In Europa e negli USA, le incertezze politiche e le tendenze protezionistiche sono all’ordine del giorno. Ne parla anche la rivista Economist del 17 settembre: molti esperti credono che si cominci a correre più rischi nei paesi ricchi. E’ in corso un grande cambiamento.
Il consiglio allora è quello di non dare per scontato nulla e di differenziare il fatturato su più mercati. Almeno 4 o 5. Inoltre, una volta all’anno, fare un check-up dei mercati su cui si è presenti e su quelli che potremmo approcciare. Indispensabile poi andare a trovare almeno una volta all’anno i nostri agenti e distributori presenti sui vari mercati. Sono loro le nostre “antenne” sul territorio e possono segnalarci i cambiamenti in atto.
Teniamo presente comunque che l’economia mondiale cresce attorno ad un + 3,5 % all’anno. Ci sono quindi rischi ma anche opportunità. Occhi aperti dunque !