In questi giorni l’ONU è impegnato a discutere di ambiente e sviluppo sostenibile. Se non fosse per le immagini di Greta Thunberg che attraversa l’oceano, forse questo summit passerebbe sottotraccia. Ancora una volta passa attraverso il marketing l’attenzione che un evento riesce a catturare. L’inflazione delle informazioni si bypassa creando storie e personaggi che ci fanno appassionare o irritare.
Al di là di considerazioni macroeconomiche, chi fa impresa è sempre più impegnato nel campo della sostenibilità dei propri prodotti. Dagli indumenti e accessori realizzati con materiali riciclati al biologico nel food & beverage, il tema del rispetto dell’ambiente è diventato un filone da cavalcare per interessare i consumatori ai nostri prodotti. Un mese fa è stato il turno degli amministratori delegati di 200 grandi aziende americane riuniti nell’associazione Business Roundtable che hanno firmato un documento che li impegna a dirigere le rispettive imprese per il bene di clienti e dell’ambiente (Johnson & Johnson in testa !). Queste dichiarazioni fanno pensare che sia stata accantonata definitivamente la filosofia dell’economista Milton Friedman secondo cui la responsabilità sociale delle aziende è solo quella di aumentare i propri profitti.
Anche in Europa sono sorte società di consulenza che certificano l’impatto sociale e ambientale di un’impresa e rilasciano un’attestato con marchio che l’impresa può spendere presso i propri consumatori. Come Nativa in Italia. Esiste anche uno strumento di misurazione chiamato Benefit Impact Assessment che permette di valutare l’impatto sociale ed ambientale di un’azienda.
La domanda sorge spontanea: è vera svolta oppure sono solo operazioni di facciata ? Siamo ancora una volta di fronte al solito marketing opportunista che sfrutta qualsiasi argomento per vendere di più ? Oppure c’è più attenzione all’ambiente che ci circonda ?
Temo si tratti in maggioranza di opportunismo. Io stesso scrivo su questo argomento perché so che è un tema oggi sensibile e, forse, mi può dare più visibilità. Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, è la prima volta dalla rivoluzione industriale che le aziende affrontano questo problema. Sta allora a tutti noi consumatori premiare quelle che fanno sul serio. Compito sicuramente non facile perché individuare i più sinceri passa attraverso uno sforzo volto a documentarsi e non farsi influenzare solo da un marketing ben studiato.